La tua vita nell’aldiquà è la tua vita nell’aldilà

Posted By Admin on Gen 7, 2017 | 0 comments


 

Coloro che credono nella vita dopo la morte affermano che l’anima continua a vivere nei mondi dell’aldilà dopo la morte del corpo. Dopo il decesso fisico, quando si trova nei mondi di materia sottile, l’anima percepisce che ciò che era per lei l’aldilà quand’era in veste umana, è ora l’aldiquà. I mondi di sostanza grossolana, l’universo materiale, vengono quindi da essa definiti come l’aldilà, dato che si trovano al di là delle sfere in cui essa sta vivendo.

Dio è la forza universale, che pervade e compenetra tutto, anche la materia. La materia, il raddensamento, può vivere solo tramite la forza universale, la Legge eterna che tutto compenetra, Dio. Per questo esiste un’unica vita, che è Dio, e ogni forma di vita proviene da Dio – anche la vita della materia e dell’uomo. Al di fuori di Dio non esiste alcuna forma di vita. Perciò tutto è in Dio, perché Dio è la vita che irradia e compenetra tutto.

Anche se noi uomini parliamo della nostra vita terrena, della vita del corpo terreno, dovremmo tuttavia essere consapevoli che la vita di tutte le forme spirituali ed anche materiali, anche quella del corpo terreno, è la vita, Dio. Dio è quindi la vita, la forza universale stessa, che è onnipresente e che comprende tutto.

Non esiste alcuna interruzione della vita. Dio, la vita, si trova nel più piccolo e nel più grande, in ciò che è puro, nella sostanza sottile e in quella grossolana, nella materia. La vita, Dio, non si ferma nemmeno per un attimo. E’ attiva in tutto, anche negli elementi piccolissimi dell’universo che noi uomini consideriamo insignificanti.

Quindi, non c’è arresto della vita, neanche nell’attimo della nostra morte fisica. La morte del corpo non è altro che un deporre l’involucro. L’involucro, che viene di nuovo reso alla terra, è solo il riflesso grossolano del nostro modo di pensare e di vivere.

Il corpo fisico è quindi un corpo di pensieri, è l’ego visibile. L’anima porta la colpa, ciò che è contro la Legge, che non è stato sciolto e trasformato, sistemando le cose. I peccati che non sono ancora divenuti attivi e che quindi non sono potuti essere sistemati, restano nell’anima. Perciò, alla morte del corpo, l’anima è ciò che era l’uomo: lo splendore della Legge eterna oppure l’ombra del peccato.

Gli occhi dell’uomo possono percepire solo la sostanza grossolana, ma non la vita in un altro stato di aggregazione e l’anima, dopo la morte del corpo, si trova in un tale stato. Sia che l’uomo si trovi in coma e l’anima abbandoni il corpo senza che l’uomo possa sperimentare la morte, o che l’anima si sfili il proprio involucro, la veste umana, dopo un’agonia, o che abbandoni il corpo decedendo in modo sereno, in tutti i casi l’anima è come era l’uomo.
Non importa come avvenga il decesso del corpo – la vita non conosce alcun arresto. Essa prosegue anche se, come uomini, guardiamo il corpo inanimato e parliamo della morte: è solo il corpo che muore, perché la vita fuoriesce.

Da qui le domande:

Come continuerà la nostra vita nell’aldilà?

In che modo lo determiniamo già ora?

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