Le vie della Conoscenza

Posted By Admin on Gen 7, 2017 | 0 comments


Quel che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male.

Quante volte vi siete meravigliati di essere al centro dei nostri dialoghi e delle nostre comunicazioni che a vostro giudizio dovrebbero interessare l’intera umanità. Lo stupore diminuisce allorché diventate divulgatori delle nostre parole, perché con questo fatto la vostra posizione diviene meno eccezionale e quindi più credibile. In effetti, noi siamo uno dei tanti mezzi che la legge di evoluzione dà all’essere umano per farlo riflettere e progredire.

Dovete tenere presente che tre sono le vie che conducono a quella che è la meta di ogni persona ovunque collocata, meta che è «uno stato di sentire», totalmente diverso dalla sua condizione di esistenza nel mondo della percezione. Queste tre vie le abbiamo genericamente indicate nella via mistica, nella via dell’azione, nella via della conoscenza; ma lo stato di sentire che attende l’uomo non è né misticismo, né azione, né conoscenza.

 Il misticismo, l’azione, la conoscenza non sono che mezzi per giungere a questo «sentire» che è indescrivibile e che, quindi, non possiamo che illustrare sommariamente: deve essere solamente provato. Se si tiene presente questo, si comprende che anche la via della conoscenza, più assimilabile alla nostra azione presso di voi, non è la sola che conduce l’essere umano a quel « sentire »; per cui l’eccezionalità della nostra venuta fra voi diminuisce anche in questa considerazione. 

Ma non è tutto. Conoscere la Verità non significa raggiungere automaticamente questo «sentire», questa meta che vi attende. La Verità non è una formula magica che, allorché pronunciata, immediatamente in chiunque la pronunci o l’ascolti susciti questo «sentire» interiore. La conoscenza deve essere vissuta, deve essere continuamente verificata, deve essere sperimentata.

La conoscenza, così come il misticismo e l’azione, non è che un mezzo per trarre l’essere umano in quello stato di tensione interiore propizio al fluire del suo profondo «sentire».

Non è necessario, quindi, che la conoscenza sia una conoscenza del vero; può benissimo essere una conoscenza che nulla ha di contatto con la Realtà. Cioè può essere una conoscenza che rispecchia una storia totalmente fantasiosa, purché la persona la viva profondamente con tutto il suo essere; purché la persona attraverso quella conoscenza creduta intimamente, sperimentata e vissuta, raggiunga quello stato di tensione interiore nel quale sbocca il suo «sentire» più profondo. 

Noi veniamo fra di voi parlando di una conoscenza in termini accessibili alla vostra mente, alla vostra logica perché pensiamo che conoscenze di tipo “fantastico e prettamente mistiche”, e che riguardino la via dell’azione, non produrrebbero in voi alcun effetto. Cerchiamo, perciò, di avere la vostra attenzione e di convincervi, attraverso argomentazioni che bene si adattano alla vostra mentalità, affinché voi, attraverso questa convinzione, troviate quello stato di intima tensione, condizione indispensabile, assoluta, per la quale il « sentire » del vostro essere interiore comincia a fluire.

Ecco allora che la divulgazione acquista una nuova luce. Non ha più quello scopo di missione universale che un certo misticismo d’ispirazione romantica può indurre; non  ha necessità di un’organizzazione che lavori a livello collettivo. Al contrario, essa deve avvenire a livello individuale, perché è così che ciascuno di voi può osservare quanto i vostri simili recepiscono e che cosa è a loro più adatto di tutto quello che diciamo.

Perciò la divulgazione non deve dare spazio ad una nuova organizzazione, ma per essere veramente utile deve essere ispirata dal desiderio di fare agli altri quel bene che voi pensate di avere ricevuto attraverso di noi.

Il nostro “stare insieme” è essere riuniti – noi confidiamo – nella ricerca della Verità, animati da uno spirito di analisi, da una volontà di approfondire, di vedere il vero. Voi siete consapevoli che questo «vero» si chiama «insieme di punti di passaggio» che di volta in volta aprono nuovi orizzonti.

E come colui che è intento a camminare lungo il sentiero, di tanto in tanto si volge indietro a guardare i luoghi che ha lasciato, cosi voi di tanto in tanto ripensate a quello che credevate prima di avere raggiunta ed ampliata una Verità e quasi – da quella che dovrebbe essere stata superata – siete tratti indietro, come se un senso di nostalgia vi impedisse di abbandonare il vecchio punto di vista, di lasciare l’approdo che fu di salvezza ieri, di tentare nuove strade, nuove mete, di azzardare cammini ulteriori.

Ma noi siamo qua per questo. Non per incitarvi a rimanere cristallizzati sulle vostre convinzioni, su ciò che credete, ma per distruggere giorno per giorno ciò che voi credete. Questo significa «nascere ogni giorno». Questo significa «rinnovarsi costantemente». E come potrebbe essere diversamente? Cristallizzarsi è morire, segnare il passo, chiamare il dolore perché rompa la cristallizzazione, perché doni comprensione, quella che manca.

Ecco perché vi diciamo: «siate nuovi ogni giorno», «ogni giorno il suo affanno»… ecco perché siamo qua.

Noi desideriamo che i nostri insegnamenti siano da voi compresi. Ci auguriamo, pertanto, di riuscire a spiegarci sempre in modo chiaro, comprensibile e fattivo, perché vogliamo che un giorno – guardando le esperienze terrene – voi possiate dire:

 

«Ho conosciuto l’amore degli uomini, ed era possessivo;

  ho conosciuto la loro amicizia, ed era sfruttamento;

  ho conosciuto il loro aiuto, ed era umiliazione;

  ho conosciuto la loro pietà, ed era degnazione.

  Ho conosciuto la protezione degli uomini, ma aveva un secondo fine;

  ho conosciuto la loro giustizia, ma era parziale;

  ho conosciuto la loro forza, ma era brutalità;

  ho conosciuto la loro onestà, ma era apparenza.

  Ho conosciuto la fede degli uomini, ma era una prigione;

  ho conosciuto la loro filosofia, ed era cenere;

  ho conosciuto la loro scienza, ed era cecità;

  ho conosciuto la loro compagnia, ma non mi riempiva.

Tutto questo ho conosciuto e restandone turbato

ho compreso di non essere morto a me stesso».

 

Con l’affetto di sempre,

 

DALI

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